Scroll Top

Terza Residenza presso l’Arboreto, Mondaino, Rimini

sfondo doodle

IL TUTOR

FRANCESCO NICCOLINI
I cinque giorni all’Arboreto hanno concluso il percorso a tappe del bando di NdN.
I cinque finalisti, dopo Catania e Torino/Avigliana, si sono messi al lavoro a Mondaino a velocità e intensità raddoppiata: a differenza delle prime due tappe, siamo riusciti a fare un doppio giro di scrittura/lettura dei testi. Grazie alla determinazione di tutti e alla grande concentrazione che si può vivere all’Arboreto: nessuna perdita di tempo per trasferimenti, nessuna distrazione. Solo bosco, teatro e foresteria. I testi escono dalla terza residenza molto rafforzati, quasi tutti pronti per gli ultimissimi ritocchi e la confezione finale. Mi rende felice la consapevolezza della maturazione di questi lavori e che le visioni più belle sono maturate nel verde di questo teatro senza pari.
Mi rende felice la coesione dei cinque finalisti, il loro divertimento, lo scambio, la lucidità e la determinazione. Ora gli ultimi quindici giorni prima della consegna e appuntamento a Milano il 26 giugno.
Due note rispetto all’idea di residenza all’Arboreto.
Un posto fantastico dove abbiamo potuto lavorare con la massima concentrazione e dove, finalmente, ho  potutto sbizzarirrimi in cucina. Mi piace cucinare. Avrei voluto fare anche il pane, ma il tempo mancava. Peccato.
Infine una parola per i padroni di casa: Fabio, Margherita, Gloria, Patrizia. Preziosissimi, gentili, sorridenti. A Fabio Biondi mi lega un’amicizia e una stima ventennale. E’ bello ritrovarsi a parlar di teatro e di bosco senza essersene mai stancati, più innamorati – sia del teatro che del bosco – che mai.

GLI AUTORI

GAETANO BRUNO
E’ stato un grande privilegio poter concludere l’ultima tappa di ndn all’arboreto di Mondaino. Sono stati giorni importanti per andare  ancora più fondo nei rispettivi testi, trovando anche il tempo di scrivere sulla base di una prima lettura fatta nei primi 3 dei 5 gg totali che abbiamo avuto a disposizione.
Immersi in questa natura stupenda abbiamo lavorato, scoperto le doti culinarie di Francesco Niccolini e passeggiato lungo i sentieri del bosco di fronte casa. Fabio biondi e la sua crew ci hanno fatto sentire a casa.  Grazie mille.

MARCO MORANA
La residenza all’Arboreto è stata l’ultima del progetto, e forse quella più intensa. Il fatto di non doverci spostare per raggiungere il luogo di lavoro, di essere completamente isolati da possibili distrazioni ci ha permesso di lavorare di più. Non conoscevo il Teatro Dimora, mi sembra un posto prezioso, che fortunatamente riesce a sopravvivere nel tempo, dando la possibilità agli artisti di rifugiarsi ogni tanto per fare i conti con il proprio lavoro.

MICHELE RUOL
L’arboreto è un teatro in mezzo al bosco, e non può che essere un posto incredibile. Questa è stata l’ultima residenza, quella in cui i testi devono andare a posto, e ci si deve salutare. È stato bello avere del tempo in più, per poter riflettere, mettere in discussione, provare a riscrivere, gustare i piatti del Niccolini. Tra una decina di giorni dovrò consegnare il testo nella sua versione definitiva, ma sono sicuro che se ci fosse una nuova residenza cambierebbe ancora. È faticoso, ma è il bello di questo lavoro.

MASSIMO DONATI
L’ultima residenza all’Arboreto di Mondaino è stata davvero una bella esperienza. In primis umana. La possibilità di vivere, nella terza tappa del percorso, nello stesso edificio, in mezzo al verde e alle colline, con il teatro a pochi passi, ha sicuramente aiutato il gruppo a consolidare amicizie e scambi, ad avere un maggior numero di momenti di gruppo informali, dove abbiamo sviluppato idee sui testi, ma non solo. Oltre a numerose ore al tavolo, a discutere i lavori. Personalmente, dal punto di vista della rielaborazione del mio progetto, mi porto a casa molte sollecitazioni e analisi davvero utili, anche grazie al clima informale e collaborativo instaurato fin dalla prima residenza da Francesco.

NICOLO’ POLESELLO
Mondaino è bella ma non ci vivrei!” – Disse il Veneziano. Tuttavia, egli lo diceva soltanto perché i Veneziani hanno ben poca confidenza con i cinghiali e, uscire la sera per fumare una sigaretta, significava affrontare tutti gli inquietanti fruscii provenienti dal buio sottobosco che circonda il meraviglioso complesso dell’Arboreto. Una casa accogliente e un teatro di grande bellezza immersi nella verde quiete primaverile, accompagnati da siepi di rosmarino e da un piccolo stagno zeppo di rane chiassose, ricreano il luogo ideale per entrare in contatto con il lavoro artistico – nonostante l’assenza imperdonabile di Gondole e turisti.
Sebbene in questa sessione il mio testo si sia scontrato con l’inarrestabile necessità di passare dal “tavolino” al palcoscenico, tappa che reputo fondamentale per l’evoluzione delle mie storie e per indagare dinamiche che mai sarò in grado di decidere soltanto con la testa, non posso che elogiare ancora una volta la bellezza del progetto e del rapporto che si è creato con i miei colleghi.
E’ stato davvero un privilegio far parte di questo gruppo e non ho altro da aggiungere se non: grazie.