IL TUTOR
FRANCESCO NICCOLINI
La prima fase del laboratorio ha visto coinvolti a Catania, nello splendido spazio di Zo Culture, solo quattro dei cinque finalisti, causa malattia di Michele Ruol. Questo ha permesso di concentrarci su Gaetano Bruno, Nicolò Polesello, Massimo Donati e Marco Morana. Tre opere di teatro drammatico e un monologo che però non è una narrazione ma un autentico monologo. sorprendentemente, mi sono trovato di fronte a molte storie di madri e figli e/o storie d’amore, declinate in modi diversissimi tra loro.
Ci siamo fatti “compagnia teatrale” e a tavolino abbiamo letto i testi dividendoci i personaggi. Dalle letture ne sono scaturite lunghe e fertili discussioni (con prosecuzioni serali extra laboratorio) che hanno spinto tutti gli autori a ripensare parti ampie delle loro drammaturgie. La richiesta era applicare criteri di sincerità e generosità e credo che nessuno si sia risparmiato né sia rimasto deluso dell’apporto reciproco, sempre con grande allegria e profondo rispetto. Con un occhio al teatro e uno al cinema (forse sono stati citati più film che opere teatrali di riferimento), e con l’orecchio intento a smontare le cadute letterarie in nome di una oralità sempre più forte e credibile, sono stati sviluppati nuovi finali, trame alternative e letture possibili, sono stati tagliati rami interi e personaggi, che – spero – verranno rimpiazzati in tempo per la seconda tappa, ad Avigliana. Catania e Zo Culture si sono dimostrate molto ospitali, ideali per ospitare una parte del percorso. Con Michele Ruol ho cercato di recuperare, parzialmente, con lunga e reciprocamente appassionata conferenza su Skype. Ne riparleremo meglio dopo la tappa piemontese.
GLI AUTORI
MARCO MORANA
La residenza di Catania ha confermato la mia impressione iniziale, e cioè che il progetto NDN è fondamentale per la crescita di una nuova generazione di drammaturghi italiani. Guidati da Francesco, noi autori abbiamo parlato appassionatamente dei testi, mettendo in discussione le nostre scelte con grande spirito critico. Un altro aspetto importante è stato quello della connessione con il territorio. Turi ci ha aiutati a conoscere la storia teatrale di questa città che non conoscevo. La scelta di lavorare presso il Centro Culture Contemporanee ZO, luogo emblematico di una realtà interessante come quella catanese, è stata giustissima.
MICHELE RUOL
Anche se mi sono ammalato proprio nei giorni della prima residenza, il direttivo e Francesco Niccolini sono stati molto disponibili nel venirmi incontro. Siamo così riusciti a lavorare sul testo a distanza: il lavoro per me è stato utilissimo, Francesco è stato spietato nell’evidenziare tutti i limiti del testo nella sua prima stesura. Ora mi preparo per la seconda residenza con la consapevolezza di avere un testo da mettere completamente in discussione, tanto lavoro da recuperare, e ancora più entusiasmo.
MASSIMO DONATI
L’accoglienza a Catania è stata ottima. Lo spazio messo a nostra disposizione a mio avviso ha consentito di lavorare continuativamente e profondamente ai testi. Sembra un dettaglio ma, lavorare in uno spazio silenzioso e accanto avere un bar-ristorante nella stessa struttura, a nostra disposizione per i pasti, per esempio, ha sicuramente consentito di lavorare sempre, senza perdite di tempo. Anche la disponibilità di Salvatore Zinna e dei suoi collaboratori ha certo aiutato, fino alle piccole cose, dalle stampe cartacee ai biglietti aerei, che però consentono di non avere questioni pratiche da sbrogliare. Oltre alla simpatia e cordialità, e il tempo dedicato a chiacchierare con noi, nei momenti conviviali.
Il lavoro con Niccolini è stato serio e puntuale su ogni testo, in un doppio ruolo: quello di insegnante che ti passa sensibilità al testo e attenzioni ampie, per il futuro, sia di script doctor, che ti mostra le criticità di quello che hai in mano, spingendoti a mettere meglio a fuoco, nell’ottica di arrivare, anche cambiando tanto, a un testo migliore. E poi mi sembra importantissimo il clima sereno del gruppo di “corsisti”, umanamente molto gratificante, nel quale tutti hanno messo del loro per migliorare il testo altrui, e poi a turno ascoltando gli altri, sul proprio testo.
GAETANO BRUNO
Abbiamo lavorato al centro ZO di Catania. Conoscevo già l’accoglienza della città e delle persone che lavorano a Zo, tutte squisite e disponibili. Salvatore Zinna, responsabile della compagnia Retablo di Catania e partner del progetto NdN, è stato molto presente nell’ accoglierci e mettersi a disposizione per ogni nostra esigenza. Il gruppo di lavoro è stato diretto dal drammaturgo Francesco Niccolini, attento nell’individuare in ogni testo pregi e limiti su cui continuare a ragionare. Noi tutti abbiamo letto i rispettivi scritti e in un clima di totale libertà abbiamo esternato le nostre osservazioni. C’è stato il tempo per tutto, lavorare, studiare, ridere, divertirci.
NICCOLÒ POLESELLO
Mi impadronisco di queste poche righe per condividere due pensieri su questa esperienza.
Il primo lo dedico ai miei compagni di viaggio: Massimo, Marco, Michele, Gaetano e Francesco che con le loro parole e le loro storie sono stati in grado di farmi ricordare il motivo per il quale non potrò mai smettere di amare il teatro in ogni sua forma. Il secondo va a tutte queste realtà che ci hanno ospitato sino ad ora: Residenza Idra, RETablo a Catania e la “Piccola Compagnia della Magnolia” qui ad Avigliana.
Appaiono ai miei occhi come degli strani eroi, solo qualche volta in costume, che lottano costantemente perché quest’arte, troppo spesso bistrattata e svilita, conservi la dignità indispensabile per rifiorire di continuo. Vedere il proprio testo crescere e mutare in un contributo collettivo, grazie a un confronto costante e sincero è un’esperienza meravigliosa e a spesso commovente. Questo incontro, come molte belle storie, accade in un momento particolare della mia vita. E’ quello in cui è maturata in me la decisione, amara ma consapevole, di mettere da parte questo mondo per concentrarmi su altre strade che con le luci del palcoscenico, la sua magia e i suoi scricchiolii hanno ben poco a che vedere. Tutto mi appare quindi come un regalo di arrivederci. Come un’amante con cui hai litigato che ti sorprende alle spalle in un abbraccio, ricordandoti che niente sarà mai dimenticato. E sono queste le ragioni che mi fanno attendere con un sorriso celato la prossima tappa del
viaggio.