IL TUTOR
DAVIDE CARNEVALI
La prima tappa del laboratorio è iniziata con una riflessione sul ruolo del teatro nella società contemporanea, analizzando le specificità del sistema italiano ed evidenziando le implicazioni etiche che il lavoro del drammaturgo porta con sé. A partire dalla responsabilità del creatore nel momento in cui produce un documento di cultura destinato allo spettatore, influenzando così la sua percezione del reale e la sua visione del mondo. I progetti di testo presentati ci hanno dato l’occasione di sviluppare il discorso nell’orizzonte del rapporto tra realtà e rappresentazione, cercando di capire, per ognuno degli autori, quale sia il miglior modo, la miglior forma, per veicolare determinati contenuti. L’eterogeneità delle proposte è stata in questo senso un valore aggiunto, nel permetterci di declinare il tema in differenti direzioni. Abbiamo proceduto con una lettura ad alta voce del materiale prodotto, e a ciascuno dei partecipanti è stato chiesto di evidenziare due caratteri positivi e uno negativo di ciascun testo. Da questi spunti è partita la discussione. Al termine di ogni lettura è stato inoltre proposto un esercizio intorno al testo, che tutti i partecipanti hanno svolto; questi esercizi sono stati il punto di avvio per il lavoro nella seconda giornata. La messa in comune degli esercizi ha apportato ulteriori temi di dibattito e ha fornito nuove idee agli autori, che nel pomeriggio hanno avuto occasione di tornare a lavorare sul proprio materiale, alla luce dei suggerimenti dei compagni. Parallelamente è stata svolta una sessione di tutoraggio one–to–one con ciascuno dei partecipanti, in modo da orientare l’autore, dissipare eventuali dubbi e consigliare letture o materiale audiovisuale che potessero contribuire, in quanto ispirazione, allo sviluppo del testo. Il terzo giorno si è tornato a mettere in comune il nuovo materiale prodotto e ci si è lasciati con la promessi di portare, per la residenza successiva, due nuove scene e una descrizione definita della trama e del discorso che giustifica la produzione del testo. L’ottima riuscita delle giornate è stata senz’altro favorita dall’ambiente di fiducia e stima reciproca che i ragazzi hanno saputo creare sin dal primo momento.
GLI AUTORI
FABIO PISANO
E’ iniziata una bella storia; il primo segmento di residenza con Davide Carnevali è stato utilissimo, per rimettere in discussione il proprio progetto, capirne i punti preziosi e quel che va rivisto o calibrato meglio; i compagni di viaggio sono drammaturghi e creativi di alto livello, e credo che la cosa più interessante sia stata il confronto attivo all’interno delle “storie degli altri”; la fiducia dello scambio, è la volontà di poter crescere. Il lavoro è proceduto leggendo, in condivisione, le prime pagine prodotte da ognuno dei cinque autori, cui è seguita una discussione sui personali punti di vista rispetto allo scritto presentato e al tema. Un confronto singolo, poi con Davide, per scendere nel particolare della propria intenzione drammaturgica, che ha ampliato ancor di più la possibilità di analisi e la direzione da seguire; per poi, lavorare di nuovo sul proprio scritto.
FABIO MARSON
Andare a Brescia per partecipare alla Residenza è stata per me innanzitutto l’opportunità di uscire da Roma per la prima volta dopo la quarantena. Ne sentivo il bisogno. L’impressione è stata ottima da subito: un gruppo eterogeno ma ben amalgamato, creativo, fertile di suggestioni e nuove idee. Avevamo tutti un’idea di teatro piuttosto diversa e ciò ha aiutato molto a creare contaminazioni e intriganti scambi di visione.
Il nostro tutor, Davide Carnevali, ci ha subito presi per mano per guidarci in quel groviglio di possibilità che ogni testo racchiude, aiutandoci a trovare la nostra strada senza mai imporci nulla, liberi di scovare e seguire ciò che volevamo raccontare. Era esattamente ciò che mi serviva, essendo il mio testo ancora un piccolo germoglio verde. Siamo ancora agli inizi ma già vedo tutto molto più chiaro: incredibile, dopo solo tre giorni di residenza. Sono tornato a Roma carico di nuove suggestioni, nuovi testi da leggere, tante interessanti possibilità di racconto, in primis sullo sviluppo dei miei personaggi che, dopo averci riflettuto e dopo averne parlato per bene, stanno ora crescendo sani, forti e veri. Il centro storico di Brescia, l’organizzazione della Residenza Idra, un’estate ancora mite e la bella atmosfera che si è creata tra noi finalisti hanno poi fatto il resto, contribuendo a gettare le basi di un’esperienza che non potrà far altro che dare luce a lavori sinceri e di sicuro valore.
JACOPO GIACOMONI
In questi primi tre giorni abbiamo discusso e criticato con molta sincerità i testi di ognuno. È capitato di parlare, in ordine sparso, di: la corsa dei tori a Pamplona, le tesi complottiste sull’allunaggio e i rettiliani, la responsabilità di un teatrante verso la società, le frequenze sonore dei versi delle balene, Messi e l’attuale condizione del Barcellona, American vandal, la corretta dicitura di ‘o cuopp, gli elettrodomestici di una volta, la composizione di un Pirlo, spettacoli bellissimi che non si è potuto vedere, termometri a infrarossi per la febbre, lumache, l’etimologia di Palestina, siti per scaricare drammaturgie tradotte in italiano, Buenos Aires.
RICCARDO TABILIO
La drammaturgia è un’arte solitaria: così la vuole uno stereotipo non del tutto infondato. Gli autori teatrali sono più come i poeti, gli scultori, i pittori che (paradosso!) come attori, registi, scenografi, i loro colleghi di palcoscenico. Il profilo del drammaturgo nell’immaginario collettivo è quello di un solitario un po’ ossessionato, in cerca d’illuminazione e in fuga dalle distrazioni. Un russo dell’Ottocento in una dacia isolata, il mondo fuori, lontano: il «drammaturgo».
Oltre che con facili controprove fattuali (la presa d’atto che oggi le cose sono diverse: la drammaturgia collettiva è diffusa; la drammaturgia consuntiva a partire dalla scrittura scenica è metodo di lavoro di molte compagnie; Dramaturgie è un termine familiare…), bisogna contrastare questa immagine di solitudine un po’ decadente con una presa di coscienza fondamentale: la scrittura teatrale oggi deve diventare una pratica condivisa, deve confrontarsi con il suo contesto. Perché deve adattarsi a un ecosistema mutato e mutevole – il contemporaneo – che la chiama ad essere il più possibile attuale. Fuori di esso non vive.
Il progetto NdN per come si rivela alla prima delle sue tappe – svoltasi nel magnifico Palazzo Mo.Ca. nel centro di Brescia, casa di IDRA – promette di essere ben consapevole di quest’urgenza. Un workshop di sviluppo drammaturgico pensato come una tavola rotonda di teste e sensibilità contemporanee. Una cosa preziosa.
MARCO GROSSI
La sensazione è che sia iniziato un bel viaggio, una di quelle esperienza che arrivano proprio quando ne hai bisogno e sono felice che, dopo le incertezze iniziali, si sia scelto di organizzare l’incontro in presenza. I bellissimi spazi della residenza I.Dra. ci hanno accolto per questa full immersion. Abbiamo conosciuto e condiviso i nostri progetti, letto i testi, parlato a lungo di possibili sviluppi, di storie e di idee. L’aspetto che mi ha convinto di più è proprio quello della condivisione dei progetti, è la prima volta che mi approccio alla scrittura in una situazione di gruppo e i vantaggi sono davvero innumerevoli. Anche da un suggerimento che non si condivide puó nascere una bella idea! In questo processo ho molto apprezzato il lavoro di tutoraggio fatto da Davide, sempre generoso e propositivo. Porto a casa tantissimi stimoli e suggerimenti da approfondire, soprattutto nel campo del teatro e della drammaturgia internazionale. A presto!