IL TUTOR
MASSIMO SGORBANI
Nel primo incontro con i cinque drammaturghi, abbiamo affrontato in via preliminare e generale alcune questioni. Tenendo conto che tre dei cinque testi trattavano – sia pure in modi diversi – temi di attualità, ci siamo chiesti in cosa consista la specificità del linguaggio drammaturgico ritenendo che non possa esaurirsi nell’esposizione di fatti di cronaca “tradotti” in forme dialogate o monologanti. In altre parole ci siamo chiesti in cosa consista la differenza tra resoconto e racconto, e come proprio nelle forme del “racconto” la scrittura per il teatro assolva un compito specifico che va al di là della semplice informazione. Personalmente ho osservato che nel passato alcune forme di drammaturgia hanno realizzato la loro “contemporaneità” senza portare necessariamente in scena argomenti di attualità, ed elaborando, piuttosto, innovazioni sul piano del linguaggio. Nella successiva analisi dei singoli testi, ho ritenuto utile che ne fosse data lettura ad alta voce e che ciascuno dei partecipanti riferisse le proprie impressioni su quel che i loro colleghi avevano scritto. A seconda dei casi, abbiamo osservato dove alcuni testi potessero emanciparsi da una forma troppo letteraria e trovarne una più specificamente drammaturgica. O, viceversa, dove altri testi, nati da una “scrittura di scena”, potessero puntualizzare – senza diventare didascalici – i fatti che lo avevano ispirato. Per altri testi ancora, che presentavano una forma più compiuta, abbiamo considerato come alcune scelte stilistiche, forti e convincenti, potessero svilupparsi con ulteriore efficacia o, addirittura, a generare un “testo parallelo” che portasse alla luce gli aspetti dei personaggi volutamente messi in ombra dal corto circuito della comunicazione scelto dall’autore. Per finire ho indicato ai partecipanti alcuni riferimenti bibliografici che mi sembravano utili per l’elaborazione dei testi. Tra questi, brevi saggi su Pirandello (sul rapporto tra soggetto e maschera) e anche uno su Lacan e lo stadio dello specchio, dove si inizia a tematizzare il soggetto come costruzione dell’immaginario. Ottima la cucina locale, che tutti abbiamo apprezzato e consumato in abbondanza.
GLI AUTORI
LUCIANO MODICA
Per quanto mi riguarda l’esperienza è stata certamente molto proficua e divertente. Ho molto apprezzato l’approccio al testo di Massimo, che non è mai stato didattico, ma viceversa teso a stimolare la riflessione da parte dell’intero gruppo. Personalmente ritengo mi sia stato molto utile al fine di comprendere alcune carenze drammaturgiche conseguenti ad “un’eccessiva” letterarietà del testo. Massimo, con esempi molto efficaci, mi ha chiarito come coniugare la letterarietà con la drammaturgia, senza mortificare la prima ma valorizzandola in un’ottica di messa in scena. Benissimo anche l’accoglienza da parte dei simpaticissimi padroni di casa, Giorgia e Davide, della Piccola Compagnia della Magnolia. In ultimo, anche con il gruppo dei cinque selezionati credo si sia creata una buona intesa e un clima di solidale condivisione dei rispettivi lavori. Che dire…complimenti!
SOFIA BOLOGNINI
ODISSEAPUNTOZERO è approdata in residenza come una raccolta di appunti poco masticati. L’approccio dialogico al lavoro mi ha consentito di sviscerare nel profondo la vera natura di ciò che avevo intenzione di scrivere, o di ciò che avrei dovuto già scrivere se avessi avuto maggiore coraggio. ODISSEAPUNTOZERO nasce dunque proprio a Torino, o forse si rivela davvero per la prima volta ai miei occhi. Il lavoro per me inizia adesso. Il percorso è sempre pieno di rischi. Disciplina e attivismo: due attitudini inutili se la narrazione non attraversa lo stomaco prima di arrivare alla pagina bianca. Il primo appuntamento di residenza è stato per me proprio sentire il tonfo di qualcosa che finalmente mi precipitava nelle viscere.
GRETA CAPPELLETTI
Ho trovato Massimiliano Sgorbani di una sincerità disarmante. Il metodo di lavoro lo si è cercato di volta in volta. Non sono stati incontri frontali e formali sono stati un traffico di interrogativi e fragilità. Cibo e convivialità ottimi, a tratti pesantezza, a tratti sonnolenza. Deficit di concentrazione in agguato, meglio fare meno pause. E’ sempre delizioso tornare a Torino.
CAMILLA MATTIUZZO
L’esperienza ad Avigliana è stata decisamente interessante. Massimo ci ha dato l’opportunità e gli strumenti per andare a fondo sui nostri testi, ne ha colto le potenzialità e i rischi con una lucidità davvero acuta. L’incontro con gli altri drammaturghi è stato altrettanto interessante. Si è creato da subito un affiatamento tale da farci dimenticare la competizione. Ognuno ha proposto suggerimenti e spunti utili per il lavoro degli altri. Giorgia e Davide impeccabili. Magnà e beve a volontà!